Marco Geronimi Stoll

pubblicitario disertore

Corsi, Smarketing

Su Carta i corsi di Smarketing

Reclaim the réclame!
Di nuovo in primo piano l’articolo che presenta i Corsi di Smarketing che terrò in giro per l’Italia nel 2010 (vedi il link in alto a destra)
Inoltre  pubblica le mie dieci tesi sull’etica della publicità.   Continuate a leggere per scaricarlo.

Programma
Il programma “tipo” dei corsi di smarketing 2010  è qui su questo sito, la prima cosa che vedete in alto a destra.

Chi mi aiuta
Profitto della citazione per precisare che Chiara Birattari, (del collettivo Serpica Naro) che già collabora con noi su molti lavori, mi aiuterà (assieme a Paolo Faustini) anche nell’ideazione, nella segreteria didattica e in alcuni di questi corsi; questo non significa che Serpica Naro o San Precario mi benedicano col loro “brand”, sia perchè hanno cose più urgenti e simpatiche da fare (come i puntaspilli vudù dedicati a Lizzy e Rick), sia perchè il concetto di marchio collettivo è una cosa di cui non abusare, perchè merita rispetto molto di più dei grandi marchi.

La segreteria tecnica dei corsi sarà organizzata direttamente da alcune persone dello staff di Carta e, nei territori, da gruppi e/o associazioni che si stanno candidando ad ospitarne uno nella propria città.

Che fare per partecipare

Scrivete a marco@geronimi.it se siete interessati, sia come allievi che come organizzatori.

Scaricate l’articolo

download il PDF “reclaim the réclame” uscito su Carta n. 44/2009

2 Comments

  1. Stefania F

    Buon giorno Marco, mi permetto di usare un linguaggio informale con te.
    Ho letto con interesse l’articolo su Carta relativo allo “Smarketing” (n. 44) e vorrei saperne di più sul corso. Io vivo e lavoro a Teramo.
    Inoltre, in maniera molto sintetica vorrei esprimerti alcune mie perplessità. Premetto che il 30 novembre ho tenuto un seminario ad una platea di commercianti, nel quale ho duramente contestato e anche dimostrato il bluffe del marketing e quelle che sono le responsabilità della politica per il malessere economico e sociale che viviamo, istituzioni locali comprese. I “miei” commercianti hanno condiviso l’impostazione della mia comunicazione, mi viene da pensare che aver esordito dicendo “non parliamo di consumatori ma di cittadini”, ha, forse, aiutato a immedesimarsi meglio nel discorso. Raccontato questo, ti dico, anche, che vorrei continuare ad approfondire con gli imprenditori per i quali lavoro queste tematiche, ma le tue “10 idee di un pubblicitario disertore” le considero persuasive rispetto ai consumatori/cittadini meno rispetto agli imprenditori/cittadini. Senza offesa eh!!
    Il mio timore è di essere deboli in questo tipo di comunicazione nel lungo periodo: bisogna far comprendere praticamente come è possibile guadagnare. Io preseuntuosamente ho delle mie idee, mi auguro però che nell’eventuale corso che sarà organizzato si approfondisca anche questo aspetto.
    Creare profitto non è reato, l’importante è non danneggiare gli altri e ambire ad un mercato più equo. Posso garantirti che tra i piccoli e piccolissimi imprenditori, anche di centro destra, è possibile trovare gente sensibile a queste tematiche, fosse solo per bisogno personale.
    Scusami per le chiacchiere, ciao Stefania.

  2. Marco

    Domanda lunga, risposta lunga.
    Dipende dagli imprenditori. Tu parli di commercianti generici. Il loro problema è che la Grande Distribuzione Organizzata ha fatto scempio prgressivamente da alcuni decenni del piccolo commercio.
    Ora Internet, in un certo senso, li “vendicherà” perchè farà agli ipermercati quel che gli ipermercati hanno fatto ai negozi. Significa che con internet possiamo ri-accorciare la filiera tra produttore e consumatore.
    Il commerciante sul territorio sarebbe un mediatore preziosissimo, ma non può reinventarsi senza una nuova cultura relazionale e senza ribaltare il proprio ruolo tradizionale, oggi deve diventare piuttosto consulente e facilitatore nella scelta della qualità; quello che era dal tempo dei fenici e che si è perso moltissimo nell’ultimo quarto di secolo; antropologicamente questa nuova possibilità di rinascita del commercio è molto diversa dalla cultura tradizionalista e individualista del commerciante più abituale, poco propenso a mettersi in rete e ad avere una interpretazione arguta ed aggiornata dei processi innovativi. L’approccio conservatore e individualista è inoltre rinforzato dalla crisi economica, dal tradimento delle sue forze politiche tradizionali e, non solo nel meridione, dalla sanguisuga malavitosa che accentua l’isolamento.

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