Tavola rotonda sulle reti di consulenti
Il 30 marzo a Fa’ La Cosa Giusta

I nuovi mezzi per comunicare portano due esigenze apparentemente opposte:
– la specializzazione in alcune competenze avanzate (e dei professionisti che le esercitano)
– l’esigenza di  un diffuso fai-da-te competente, grazie a cui tutti generano milioni di conversazioni senza intermediari.

La questione coinvolge forse tutte le professioni. A Milano parleremo delle nostre e di quelle con cui confiniamo: responsabilità sociale d’impresa, documentazione ambientale, progettazione informatica, reperimento di fondi…
30 marzo 2012 Milano Fa’ La Cosa Giusta , Area WI FI ore 18 – 19.30


30 marzo 2012 Milano Fa’ La Cosa Giusta , Area WI FI ore 18 – 19.30

Competenze non improvvisate che aiutano a improvvisare
Cambia drasticamente la funzione del consulente, del professionista, del tecnico: oggi deve diventare un facilitatore di autonomia, deve aiutare il cliente ad avere sempre meno bisogno di lui, deve limitare le mansioni a lui esternalizzate ed assumersi solo quelle poche ma preziose in cui il suo mestiere è insostituibile.

Nel sistema novecentesco ciò sarebbe stato inconcepibile, vigeva quello che Ivan Illich definiva “il paradosso delle professioni disabilitanti”: io, specialista, aiuto te, cittadino, a risolvere quelli che io definisco arbitrariamente come tuoi problemi, diminuendo la tua autonomia e aumentando la delega e la dipendenza; ti rendo così meno libero, meno competente e anche meno elastico davanti a un mondo che cambia.

Oggi così non può più funzionare: dalla crisi si salva solo chi ha resilienza ( le perturbazioni lo cambiano ma non perde l’identità); molti dei consigli che ieri erano considerati corretti, ad esempio nel marketing, nelle condotte sociali, nelle relazioni legali, oggi si sono mostrati semplicemente sbagliati e controproducenti, la crisi lo dimostra senza pietà.

Ne parliamo a Fa’ La Cosa Giusta
Dunque abbiamo tutti bisogno sia della qualità delle competenze avanzate (e dei professionisti che le esercitano) sia del diffuso fai-da-te competente con cui tutti generano milioni di conversazioni senza intermediari.
La tavola rotonda del 30 marzo discute con voi queste due esigenze: spesso la verità non si trova nel mezzo, ma amplificando gli estremi.
Come le due gambe in una camminata: ciascuna riceve la spinta dall’altra e manda in avanti nel passo successivo, se non ti sbilanci stai fermo, se usi una gamba sola zoppichi, se le alterni disarmonicamente inciampi, se le alterni dinamicamente corri.

I tre caposaldi
Vediamo queste basi per riuscirci:
1. la responsabilità sociale va vista come conversazione (non come maquillage di marketing)
2. il professionista deve essere sempre anche un consulente che non “disabilita” il cliente
3. la complessità dei nuovi problemi (liquidi, sfaccettati, interconnessi al tutto) richiede molte specializzazioni dettagliate e i professionisti potrebbero essere tentati dalla frammentazione in ciascuna competenza: occorre invece mettere in rete le proprie competenze e con esse le proprie biografie e le proprie visioni del mondo.
Occorre esigere dal professionista la propria responsabilità sociale. Lealtà, trasparenza, efficacia, responsabilità etica ed ambientale, capacità di ascolto non sono più solo virtù dei migliori, devono diventare prerequisiti minimi. Chi persegue l’autonomia competente del cliente mostra di essere sulla strada giusta.

Mettersi in rete per la complessità digitale
Un problema diverso ma connesso è quello della nuova complessità dei problemi, che sono sempre più dettagliati, mobili e imprevedibili: i diversi professionisti si devono connettere e interagire reciprocamente, integrando le singole specializzazioni e tenendosi spesso al confine tra discipline e mestieri che fino a ieri consideravamo poco comunicanti.
Finché, costruendo una casa, c’è un idraulico che non si coordina col muratore e coll’elettricista, il problema è abbastanza risolvibile con qualche compromesso e un po’ di pazienza, il cliente paga un po’ di più ma non è una crisi. Invece quando le competenze sono almeno otto o dieci, tutte professionalmente complesse, tutte bisognose di feed-back e verifiche, specialmente quando il cliente ci sta scommettendo la sussistenza aziendale, serve un metodo. È un obbligo deontologico, ma non è facile. Una rete di professionisti, pur con molte anime e personalità, deve tendere a ragionare come un unico organismo con riflessi pronti e agilità di pensiero.

Appuntamento a Milano, a Fa’ la cosa giusta.
Il 30 ci vediamo per parlarne con voi, per pensare insieme i criteri per un’etica della consulenza e delle professionalità in rete nei servizi per la sostenibilità.
Con Marco Geronimi Stoll, Paolo Faustini, Chiara Birattari, Davide Zucchetti di rete smarketing, Giovanni Stiz di Seneca, Filippo Cecchini Manara, di CQ