Quest’anno sarà il quindicesimo.
Riassunto delle precedenti puntate.
L’idea dello smarketing
Smarcarsi dalla marca: tornare a una comunicazione leale, reciproca, trasparente.
È la comunicazione non–persuasiva, tesa a pensare insieme.
È il contrario del marketing: secondo noi comunicare in modo chiaro e pulito è indispensabile per far funzionare una cultura economica di tipo etico e solidale.
STORIA DELL’IDEA
L’idea, e la parola, sono state sviluppate nel nord Italia e in Svizzera a partire dagli anni ’90 sulla base degli scritti di ecologia della comunicazione di Marco Geronimi Stoll e sulla letteratura sui temi complessità (Gregory Bateson, Humberto Maturana, Francisco Varela, Edgard Morin); nei primi anni del nuovo decennio assimila il Cluetrain Manifesto, contemporaneamente si avvicina ai temi della decrescita di Serge Latouche.
Da fine 2008 si è progressivamente costituita in Italia la rete Smarketing per applicare i principi della decrescita e della filiera corta nella comunicazione.
La rete è nata come organizzazione informale, con l’intenzione di formalizzarsi successivamente in associazione (processo che si è compiuto nel 2022). Col tempo quella rete non formalizzata che sembrava una soluzione temporanea si è rivelata efficace e agile, quindi oggi restiamo una rete di partite iva consorziate attorno ai valori che in questo sito descriviamo, che ogni giorno eseguono artigianalmente le tecniche di comunicazione che ne conseguono.
LA CRITICA AL MARKETING
Lo smarketing sviluppa una critica radicale dei meccanismi, degli scopi e dei valori della pubblicità commerciale e più in generale delle strategie del marketing, intese come colonizzazione dell’immaginario, allungamento della filiera commerciale ed incentivo allo spreco di energia e materia.
Denuncia inoltre che le retoriche e le tecniche dell’ adveritsement sono divenute così pervasive da condizionare spesso la comunicazione di soggetti che dovrebbero avere una visione del mondo opposta al consumismo: enti pubblici, associazionismo, imprese non profit, economia sociale, mondo della decrescita…
Contribuiamo a liberare dall’economia mainstream ampie aree di ‘Economia Solidale” che si basano sui valori ambientali, etici, sociali, culturali o conviviali.
Per tutti questi soggetti raccomandiamo una serie di pragmatiche liberanti e liberate, più idonee alla loro natura ed alle loro relazioni del loro pubblico.
Scopo della comunicazione
PER VOI PICCOLE AZIENDE CHE DOVETE COMUNICARE
Se la pensate come noi, non comunicate con lo scopo di aumentare all’infinito le vendite; la comunicazione interna ed esterna ha piuttosto una funzione equilibratrice, tra l’altro serve a trovare la giusta dimensione di scala di una azienda.
Un’azienda infatti (piccola o grande) è sana non quando cresce indefinitamente (nonostante l’ideologia della “crescita”) ma quando il rapporto tra produzione e vendite è il più possibile equilibrato, duraturo nel tempo e rispettoso di ambiente e persone.
La comunicazione col proprio pubblico deve essere il più possibile reciproca, aperta e creativa, ciò aiuta a ri-orientare la produzione adeguandosi elasticamente al mutare del mercato, delle esigenze locali e delle sensibilità.
Alcuni nostri criteri sono: vendere tante mele quante ne fa l’albero, avere pochi clienti ma buoni (costanti nel tempo), progettare l’azienda in modo che sia semplice come una bicicletta, scegliere tecnici abilitanti…
PER NOI PROFESSIONISTI DELLA COMUNICAZIONE
I membri della rete che hanno lavorato nel marketing consumista amano definirsi “pubblicitari disertori”.
Per loro lo scopo della comunicazione è favorire le altre economie facendo incontrare produttore e consumatore in una filiera il più possibile breve e consapevole. Per questo parlano non solo di filiera corta ma anche di “filiera colta”.
LA FILIERA COLTA
Il principale ostacolo al diffondersi delle altre economie, per chi segue i principi dello smarketing, non è tecnico né economico: è culturale.
Quindi occorre facilitare la consapevolezza e la responsabilità del produttore, dell’acquirente e dei pochi eventuali soggetti intermedi.
I principi della filiera colta sono tre:
il consumatore, (meglio chiamarlo l’acquirente) che assume consapevolezza di quanto può influenzare, con le proprie scelte, la micro-economia locale;
la sua capacità (spesso da rieducare) di giudicare un bene per le sue qualità di processo e di prodotto (non è solo una competenza tecnica, c’entra il risveglio di capacità sensoriali ed estetiche);
la comunicazione dal basso tutela gli acquirenti (sulla veridicità delle affermazioni dei produttori) e aiuta i produttori (a incontrare gli acquirenti con costi di comunicazioni bassissimi).
IL METODO
La pragmatica è lo studio degli effetti della comunicazione sul comportamento; il pensiero sullo smarketing (seguendo la scuola di Palo Alto) considera comunicazione e comportamento come sinonimi.
Ci sono varie tecniche e pratiche che i principali fautori dello smarketing privilegiano per la loro funzione relazionale.
Per chi è interessato, abbiamo il nostro Manifesto di etica della comunicazione in 18 punti che possono apparire teorici, ma non lo sono: hanno effetti molto pratici.
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