AGGIORNAMENTO
È andata proprio bene.
L’altro ieri, 20 ottobre, ho avuto l’onore di aprire con un mio intervento la quinta giornata di studio dedicata all’educazione allo sviluppo sostenibile.
Ho trovato un pubblico numeroso, attento, molto preparato.
Buona organizzazione, giornalisti attenti, interessante corredo di banchetti e tavoli delle associazioni…
Scaricate pure tutto qui:
ProgrammaTesto della prolusioneSlides della prolusione – Altre slides sullo scenario usate venerdì per il gruppo di genitori e cittadini e sabato pomeriggio per il laboratorio.
Non vorrei sembrarvi poco patriottico ma devo confessare che a pochi Km dal confine (io che sono nato a Luino) mi sono sentito davvero all’estero, soprattutto per la grinta e l’entusiasmo di un corpo docente. Difficilmente riesco a paragonarlo con quello bastonato, deleggittimato e marginalizzato che c’è da questa parte.
Il paradosso (bellissimo, almeno per me) è che grandissimo interesse hanno suscitato le cose che facevamo noi italiani negli anni 80 e ’90; era prima della desertificazione culturale, della “scuola-azienda” e del neonozionismo. La scuola attiva, la scuola nella natura, i gruppi di lavoro, la ricerca-azione… basta fare un metro oltre i nostri augusti confini e voilà, sono cose attualissime. Noi ce le siamo lasciate rubare da questi ministri inetti e politici cialtroni? la scusa era far cassa, la verità è che la cultura è un antidoto al consumismo e alla TV-spazzatura e conseguentemente al bancomat miliardario della pubblicità.
La cultura era l’unico competitor al berlusconismo. Pretendere che il Governo-azienda favorisse la scuola sarebbe stato come pretendere che la Nokia favorisse la Samsung.
E adesso che quel mondo si è estinto colla stessa velocità con cui è nato?
Beh, come ebbi a scrivere quando arrivò la riforma Moratti, per tagliare un albero basta mezz’ora ma per farlo rinascere occorre mezzo secolo. Fortuna che quell’albero prima di cascare ha fatto milioni di semi.
Coltiviamoli tutti, mi raccomando, con pazienza e amore.
E anche un po’ di grinta, per favore.

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post del 14 ottobre

SABATO 20 OTTOBRE
Locarno

Educazione allo Sviluppo Sostenibile

Programma Volantino . Mezzi pubblici .
Archivio anni precedenti
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Conferenza popolare il giorno precedente.

Io avrò l’onore di aprirla; poi il pomeriggio condurrò un laboratorio operativo con un gruppo ristretto di insegnanti (per questo occorre iscriversi con un po’ di anticipo). Continuate a leggere se vi interessano i contenuti.

Sviluppo sostenibile o decrescita?
Per prima cosa non potrò che accennare alla definizione “sviluppo sostenibile“: dopo pochi anni è già radicalmente da rivedere; lo farò con garbo, perchè l’iniziativa gode del riconoscimento dell’UNESCO quale “attività del decennio per l’educazione allo sviluppo sostenibile in Svizzera”, ma lo farò.
Non credo alle “parole abracadabra”, che basta dirle per diventare buoni: si prestano a strumentalizzazioni, fraintendimenti e scorciatoie. Non credo neanche alle “parole bandiera” (la decrescita per me è un formidabile meme, Dio ci scampi da considerarla un’ideologia).

Quando si comincia a parlare di parole, il discorso verbale per sua natura tende a prendere la mano, e siccome la questione è seria preferisco passare alle questioni operative, al che fare. C’è in ballo il futuro di questa generazione di cittadini europei, credo che non ci si debba più solo chiedere “come produrre facendo meno danno” ma “come essere pronti culturalmente, tecnicamente e spiritualmente ad affrontare gli shock dell’ecologia e dell’economia”.

Dal testo del volantino ai genitori

(la sera prima faccio una conferenza popolare interattiva coi genitori di Locarno; ingresso libero)

Per lasciare ai nostri figli un mondo ancora vivibile occorre uscire dalla filosofia dello spreco, la quale si basa su modelli e valori che si apprendono.
Vorremmo tutti educare i giovani alla sobrietà, alla moderazione, alla qualità dei beni durevoli e ad uno stile di vita più semplice, dove la qualità vale più della quantità, le relazioni valgono più delle ostentazioni, l’essere più dell’avere.
Come può farlo la nostra generazione di adulti iperconsumatori cresciuta ai tempi della crescita? Il marketing e la reperibilità facile di ogni merce ci hanno abituato a scegliere come se noi stessi fossimo bambini e a volte non siamo, davanti ai nostri figli, l’esempio coerente che vorremmo essere.
Parlargli di sobrietà e di moderazione, in quelle età esuberanti e avide di stimoli, può apparire terribilmente pedante e moralistico; la pratica invece è eccitante, avventurosa, intensa, ma bisogna farne esperienza. Aiutarli non è facile, ma è avvincente. Come consumare meno aumentando i piaceri della vita? Come risvegliare i sensi, il corpo, gli scambi umani senza aprire il portafoglio? Come sentirsi appagati col carrello semivuoto?
In ogni cambio epocale i giovani imparano molto dal carattere con cui gli adulti affrontano la transizione; ora si presenta un’ottima occasione per essere genitori “abbastanza buoni”.

Dalla presentazione del laboratorio ristretto per insegnanti

Il Marketing non si limita ad allevarci come consumatori. Ci illude che ogni relazione, emozione, estetica, appartenenza… passi dal portafoglio, abbia un brand e comporti il sacrificio di materia ed energia.

Il relatore inviterà a considerare che ciò non solo è molto depressivo e antiecologico, è anche molto disabilitante: questo depowerment ci disarma davanti all’ideologia sviluppista e consumista; più che consumatori diventiamo il bene consumabile, al punto di pensare a noi stessi come a un prodotto da standardizzare nel mercato della visibilità.

La scuola è l’istituzione che può fornire gli anticorpi? Per decolonizzare l’immaginario occorre che relazioni, emozioni, estetiche ed appartenenze siano gratis , passino prevalentemente dai beni comuni, abbiano narrazioni condivisibili e siano facilitate da un mediatore adulto istituzionale e pubblico, in grado di riequilibrare le gerarchie dei valori umani.

le iscrizioni chiudono il 14 ottobre